martedì 27 maggio 2014

Le Chat Gourmand e la Slow Cooker: "Chili con Carne"

Buongiorno amici.

Come state? Vi state godendo le prime giornate di sole caldo?
Io sì, come potete vedere, il pianoforte della mamma è proprio nella posizione ideale di fronte alla finestra.

"...Merlino!!!"

Ehm... beccato...

Va bene, adesso mi sposto... non prima però di avervi raccontato la mia versione "Slow-Cooked" di uno dei piatti classici della cucina messicana nonchè uno dei piatti preferiti della mamma: il "Chili con Carne".

"Chili con Carne" - nella Slow Cooker

Tipo di Portata: Piatto Unico
Tempo di Preparazione: 15'
Tempo di Cottura: 8 ore su "LOW" ("MEDIUM" nel caso di una SC Morphy-Richards)


INGREDIENTI (per farcire 16 tortillas di Ø 20cm):

- 125g pancetta a dadini
- 1 gambo di sedano a cubetti
- 1 carota grande a cubetti
- 500g carne macinata di manzo
- 100g circa fagioli rossi in scatola sgocciolati e sciacquati sotto acqua corrente
- 2 cipolle a cubetti
- 1 spicchio d'aglio tritato
- 3 peperoncini jalapeño freschi sminuzzati
- 4 cucchiaini di mix di spezie messicane (io ho usato il mix per Tacos e Burritos Cannamela, perfetto) 
- 1 cucchiaino zucchero di canna
- 2 lattine di passata di pomodoro
- 125ml brodo di manzo
- sale, pepe q.b. oppure 1 dado da brodo di carne

PREPARAZIONE:

Mettere tutto nella Slow Cooker nell'ordine indicato, il liquido deve coprire tutto.
Cuocere su LOW per 8 ore (MEDIUM se avete come la mamma una Slow Cooker Morphy-Richards)


Et voilà.
Da servire ovviamente all'interno di una classica tortilla di mais e accompagnato da...
...questa volta un abbinamento fuori dagli schemi.
Non la classica birra ma un bicchiere di Chianti.
...e devo dire che l'abbinamento per quanto non convenzionale si è rivelato azzeccatissimo.

Buonappetito!



giovedì 8 maggio 2014

Le Chat Gourmand e i vini di Valtellina: UrbaniWine

Brisée regina del focolare
Cari amici eccomi di nuovo a voi in tutta la mia felinità per parlarvi di nuovo di Valtellina.

Valtellina è montagna, natura, terme, pizzoccheri, sci e ovviamente...

Vino!

E poteva mai Le Chat Gourmand farsi mancare la visita ad una nuova cantina che si trova proprio a Premadio a pochi metri dalla casa dei nonni?

E scoprire poi che il titolare nonchè enologo, mente e braccio di tutto il progetto è anche parente del mio papà a 2 zampe?

Certo che no, e oggi vi voglio raccontare la storia di... UrbaniWine!

Ma andiamo con ordine.
Tutto è iniziato con una passeggiata dei miei amici umani nei dintorni della casa dei nonni, la mamma ha imparato da me, ha l'occhio felino, e ha subito notato una piccola insegna rossa che indicava un wine bar.

...attimi a decidere di tornare più tardi per l'ora dell'aperitivo.
E a questo punto lascio la parola alla mamma...



"Grazie Merlino...
Sì è stata decisamente una piacevole scoperta, entriamo nel wine bar e ci troviamo in un piccolo ambiente raccolto e arredato con gusto.
Ci accoglie Emanuele, giovane enologo, che ha già collaborato con Nino Negri e Conti Sertori Salis, attualmente collabora con Rivetti & Lauro e ovviamente ha una sua azienda agricola e un vulcano di progetti per il futuro.
Fatte le presentazioni e un percorso selettivo all'interno della dinastia Gasperi arriviamo alla conclusione che mio marito Stefano ed Emanuele sono lontani parenti.
Non chiedetemi altro perchè dopo neanche 5' mi ero già persa...

Scendiamo quindi a visitare la cantina dove riposano le barriques, è tutto nuovo, in funzione da un paio d'anni e tutto in divenire.
Perchè questa è la storia di una piccola azienda che però guarda lontano.

UrbaniWine Rosso 2009

Passiamo all'assaggio, decidiamo di partire stappando una bottiglia di UrbaniWine Rosso 2009 e seguiamo Emanuele nel racconto.
Il processo di lavorazione è analogo a quello utilizzato per la produzione dello Sfursat, ma UrbaniWine Rosso è definito Vino da Tavola, vediamo perchè.
Tutto parte da una piccola vigna a Teglio (SO), nella zona Valgella; il vitigno è il Nebbiolo, assoluto protagonista di tutti i vini di Valtellina.
L'uva viene raccolta in cassette e viene lasciata appassire al sole fino alle prime gelate, ovvero in genere 3-4 settimane. Dopodichè l'uva viene lavorata nella cantina di Valdidentro, al di fuori della zona geografica di raccolta, motivo per cui non può avere nemmeno la denominazione IGT.
La fermentazione avviene in acciaio a temperatura di 18 - 20 °C per un periodo di 15 - 20 giorni.  
L'affinamento prosegue in barrique di rovere francese ed americano per 28-30 mesi prima dell'imbottigliamento, non vengono effettuati nè travasi nè filtraggi.
Sei mesi di bottiglia ne completano l'affinamento.
Il colore è rosso granato limpido.
Il bouquet è elegante, speziato e intenso. 
Al palato è complesso, le spezie si amalgamano con il gusto fruttato dell'uva, risulta morbido e fresco nonostante l'importante tenore alcoolico (15%).

Lècia Rosso

La chiacchierata si fa lunga, e l'aperitivo diventa a tutti gli effetti una cena con un sontuoso tagliere di salumi e formaggi.
E continuiamo a parlare di vino, precisamente del Lècia Rosso, perchè delle uve raccolte per il Rosso vengono selezionate le migliori, che appassiscono al sole anche per 6-8 settimane, dopodichè si passa alla fermentazione sempre in acciaio a temperatura di 18 - 20 °C per un periodo di 20 - 25 giorni.  
L'affinamento prosegue in barrique di rovere francese ed americano per 28-40 mesi prima dell'imbottigliamento in formato Magnum.
A questo punto la particolarità riguarda l'affinamento in bottiglia; le bottiglie vengono infatti portate in altura, a 2000m presso la cantina del "Bait de Lècia", e lì riposano per almeno 1 anno.
Non posso darvi note di degustazione perchè ahimè non l'ho assaggiato, ma vi basti sapere che per 2 anni consecutivi (2013 e 2014) Lècia Rosso, ripettivamente con le annate 2008 e 2009, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento "Quattro Rose Camune" della guida Viniplus Lombardia dell'Associazione Italiana Sommelier.

La prima serata (e la prima bottiglia) volge al termine ma le cose da raccontare e da scoprire sono molte; decidiamo quindi di ritornare una seconda volta.

La scelta cade questa volta sul Bianco UrbaniWine 75 annata 2009, ottenuto da uve Sauvignon Blanc del Trentino, quindi vitigno non autoctono, creato e realizzato per ricordare gli studi di Enologia all'Istituto Agrario di San Michele all'Adige e che quindi non verrà più prodotto.
E' un bianco importante e strutturato, vinificato in acciaio e affinato per 14 mesi in barriques.

E il racconto continua con i progetti in divenire per il futuro, la gestione di una vigna più grande a Tirano, l'allevamento di bovini di razza Highland, che può resistere all'aperto anche nelle stagioni più fredde, e last but not least l'idea di portare durante i mesi estivi al "Bait de Lècia" un concetto di ristorazione che riporti alle origini, a "come si mangiava una volta", quando erano le stagioni e la terra a stabilire che cosa mettere in tavola, e il vino si beveva in condivisione dal "ciapel" (ciotola in legno).
Un'idea questa decisamente alternativa e che trasmette un messaggio molto forte legato ad un rapporto intenso e genuino con la natura e il territorio. 

E in questo contesto si inserisce anche un altro progetto in cui Emanuele è coinvolto.
Sto parlando del progetto Vini Estremi, che raccoglie una selezione di vini "eroici", coltivati in zone difficili, impervie oppure aride e spazzate dal vento.
Come ad esempio appunto il Tell Vigna Murenken dell'Azienda Agricola Berenika, prodotto da uve Pignola (in prevalenza), Rossola e Chiavennasca.

Purtroppo la settimana di relax in montagna (come la bottiglia di vino) finisce sempre troppo presto, ma sicuramente tornerò quest'estate. 

Arrivederci quindi a Bait de Lècia!"

lunedì 5 maggio 2014

Le Chat Gourmand, i monti e il "Muf": il Burro al Pino Mugo

Cari amici ben ritrovati.
Vi ho già detto che la Valtellina è un po' la mia seconda casa? Si vero?
E' il primo posto dove i miei amici umani mi hanno portato in vacanza, avevo forse sì e no un paio di mesi e c'erano ancora i gemelloni Kalle e Ville.

E proprio in questi giorni Le Chat gourmand è giusto di ritorno da una settimana di vacanza in montagna in quel di Premadio (Valdidentro) a 2 passi da Bormio.
E questa volta sono stato io a fare da guida alla piccola Brisée nella casetta dei nonni (...e ad insegnarle a saltare in cima ai mobili e a giocare con la gavetta del nonno, cimelio della guerra del '15 - '18).

La montagna in primavera è sinonimo di prime passeggiate (parlo per i miei amici a 2 zampe, ovviamente, perchè noi felini ci godiamo l'aria di montagna comodamente sdraiati al sole sul balcone), ed è occasione per procurarsi un ingrediente interessante.

Sto parlando del Pino Mugo, il "Muf" in dialetto.
E' una conifera che vive in quota al limite della vegetazione arborea (fino a 2700m), molto resistente al freddo e tenace tanto da mettere radici anche nelle pietraie.
E' noto per le proprietà balsamiche del suo olio essenziale, ma può essere un ingrediente prezioso anche in cucina, e oggi voglio raccontarvi  una ricetta particolare che la mamma ha imparato qualche anno fa ad una lezione di cucina con lo chef Andrea Alfieri, ovvero il "Burro al pino Mugo".

Ah.
Dimenticavo.
Superfluo ricordare che la raccolta (per la nostra ricetta ne servono pochi ramoscelli) va ovviamente effettuata al di fuori delle aree protette dei Parchi Nazionali.

"Burro al Pino Mugo"


Tipo di Portata: Condimento
Tempo di preparazione: circa 1 ora

INGREDIENTI

- 250 g burro
- 60 g aghi di Pino Mugo

PREPARAZIONE:

Fare sciogliere il burro in un pentolino: appena sciolto togliere dal fuoco e lasciare raffreddare.
Nel frattempo, tagliare dai rami gli aghi di pino, prendendo quelli più verdi e scartando quelli che presentano le punte secche.
Lavare bene gli aghi sotto acqua corrente e poi asciugarli.
Una volta raffreddato, mettere il burro sciolto e gli aghi di pino nel frullatore, frullare il tutto.
Filtrare con un colino in modo da separare il burro dai residui di aghi di pino, versare in uno stampo e riporre in frigorifero a raffreddare.

Et voilà il risultato.
Si ottiene un burro aromatico, con retrogusto balsamico ma non amaro che possiamo utilizzare per insaporire un purè di patate oppure anche per mantecare un risotto.