mercoledì 7 ottobre 2015

Le Chat Gourmand a Expo 2015 - Nella mia fine è il mio principio

Rieccomi cari amici, passata l'estate, passato il caldo, passate le vacanze in montagna... e passate le lunghe giornate in cui la nostra mamma a due zampe partiva al mattino di buon'ora zaino in spalla sfidando il caldo torrido e ci lasciava tranquilli a casa nel clima-comfort del Pinguino.
Tornava la sera, per cena o spesso e volentieri anche molto più tardi, con la faccia stravolta, ma con negli occhi una luce tutta particolare, come se avesse fatto un giro intorno al mondo, e ci raccontava storie strane di paesi lontani, dove dissalano l'acqua del mare, mangiano il coccodrillo, o raccolgono la nebbia per farne acqua, altri invece in cui studiano dei sistemi per risparmiare energia, o per salvaguardare antiche specie di piante o frutti...
E a me Chat Gourmand raccontava di ricette golosissime, dalla Turchia, dall'Afghanistan, e dall'Eritrea... che cercherà di riprodurre anche a casa ovviamente con il mio zampino...

No amici la mamma non è impazzita tutta d'un colpo, ha semplicemente passato le ferie in Expo!
...adesso però mamma ci spieghi bene cosa hai visto?

"Giusto Merlino, hai ragione.
Che dire, è stato da subito un turbinio di colori, profumi sapori ed emozioni, una cosa che se non sei preparato ti dà alla testa, e nel mio caso direi da dipendenza.
E... sì da circa metà maggio alla fine di Luglio posso dire di aver fatto il "pieno" di Expo, che conosco ormai come le mie tasche. Poi ho staccato un po' la spina, perchè ne avevo bisogno, per far sì che tutto fosse metabolizzato.  

E adesso che ho riordinato le idee posso raccontarvi (a rate, tranquilli... non vi sequestro per 7 ore di coda come al padiglione Giappone) la mia Expo.

Iniziando dal fondo, dalla fine, da cosa rimarrà "dopo".
Ovvero da una conferenza a cui ho partecipato ieri al Politecnico di Milano, e che offre sia agli expottimisti che agli exposcettici diversi spunti di riflessione".

Mettetevi comodi...

Expo: Quale legacy per il futuro di Milano

"La sede: una delle location più prestigiose e storiche della città - il Politecnico di Milano
I relatori: 2 personalità autorevoli quali il commissario unico di Expo Giuseppe Sala e l'assessore all'urbanistica del Comune di Milano Alessandro Balducci, introdotti dal rettore del politecnico Giovanni Azzone e coordinati da un moderatore d'eccezione, il vicedirettore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi.

Questi gli ingredienti di un incontro che ha fatto il tutto esaurito lunedì 5 Ottobre scorso nell'aula De Donato di piazza Leonardo da Vinci.

A meno di un mese dalla chiusura dell'esposizione universale, è tempo di tirare le somme di un evento sul quale è stato detto tutto e il contrario di tutto. 
I fatti parlano chiaro e ci dicono che Expo è un successo, la dimostrazione che Milano ha tutti i numeri per giocare un ruolo fondamentale per il futuro del Paese, la dimostrazione che l'Italia, quando alla base c'è la consapevolezza di un orgoglio da riscoprire, è capace di dare il meglio di sè e di gestire grandi eventi.
Expo ha alzato la tensione e generato grande entusiasmo, l'importante ora è far sì che la tensione non cali, che tutto questo non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza. E dobbiamo essere rapidi, perchè il resto del mondo va più veloce.
Come già diceva anche lo chef Carlo Cracco più di un anno fa in occasione di una conferenza a RistorExpo (vi ricordate? Ne avevamo parlato QUI).

Expo è entusiasmo, ordine, organizzazione, ma è davvero questa l'Italia? ...o finirà tutto con il 31 di Ottobre?
A questo interrogativo risponde Beppe Sala, che dichiara: «Expo funziona, innanzitutto perchè vi si percepisce dovunque l'Italian Style, nell'attenzione ai particolari, al design, alla sistemazione delle luci e delle piante, fino alla maestria degli artigiani evidente nel Padiglione Zero. Funziona perchè in uno spazio di pochi metri quadrati c'è tutto il mondo. E funziona perchè le "operations" funzionano; logistica, sicurezza e pulizia sono ai massimi livelli. E questo la gente lo percepisce, sta in coda e percepisce questo sforzo. E anche lo stare in coda ai padiglioni in questo modo diventa parte dell'esperienza stessa, del dire "Io c'ero". 
Funziona grazie alla comunicazione, alla rete, al passaparola.
A questo punto non possiamo più crogiolarci nel concetto che il nostro Paese è il più bello del mondo perchè la bellezza disorganizzata non è più bellezza.
Dobbiamo fare qualcosa che abbia senso e che funzioni, e comunicarlo bene fidandoci di più del giudizio della gente, con la consapevolezza che si può fare, se alla base c'è una collaborazione collettiva»

Il timore ora è cosa succederà nei prossimi mesi? Rimarrà una cattedrale nel deserto come a Siviglia o ad Hannover?
Ci rassicura a questo proposito l'assessore Balducci«Resteranno sicuramente Palazzo Italia, Cascina Triulza e stiamo considerando la possibilità di mantenere anche Padiglione Zero, dato che per come è stato progettato può durare qualche anno e non richiederebbe interventi immediati.
Ad oggi esiste solo una proposta, non ancora un progetto, di trasferire l'Università Statale, le facoltà che si trovano a Città Studi, insieme al progetto di Assolombarda di realizzare un parco tecnologico. 
Il punto è stabilire un'intesa politica tra i tre soggetti interessati: Comune di Milano, Regione Lombardia e Governo Italiano. 
Inizialmente (si parla di Novembre 2014) si pensava di gestire il post-Expo come un'operazione di pianificazione tradizionale  senza prima costruire l'accordo con gli attori dell'operazione che avrebbero potuto intervenire, con un piano regolatore tradizionale in attesa di un potenziale acquirente che risolvesse il problema della riqualificazione dell'area.
La criticità del mercato immobiliare ha portato poi ad un bando di gara molto complesso, aperto in contemporanea con altre offerte quali Porta Vittoria, Santa Giulia e CityLife, e che di fatto è andato deserto.
Senza contare che il sito di expo non esisteva ancora, era un non-luogo, non ancora nella mappa della popolazione di Milano.
Alla luce del fallimento della gara l'allora assessore all'urbanistica ha chiesto a Politecnico e Università Statale di scendere in campo, ma nel frattempo il tutto è slittato a settembre 2015.
E nel frattempo la situazione è cambiata totalmente, ha definito il sito di Expo come una grande piazza metropolitana (grazie anche all'apertura serale), come la darsena e il parco nord.
Da qui viene l'idea del rettore della Statale di spostare in questa piazza metropolitana il polo universitario, considerando anche che le grandi trasformazioni urbanistiche degli ultimi 20 anni sono legate all'università vedi Bovisa, Barona, Bicocca...
C'è sicuramente un interesse al progetto da parte del governo centrale (Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Martina e il Premier Renzi) e stiamo aspettando da un giorno all'altro che il governo convochi il tavolo su cui ha espresso il proprio consenso in modo da trasferire su un nuovo progetto la spinta e l'energia che Expo ha dato.»

Quello dei numeri è stato un incubo. Dalla decisione di non diffondere subito i dati sugli ingressi, alla scelta di introdurre l'ingersso serale che avrebbe secondo molti svuotato la città, scelte che hanno portato a critiche e delle quali ci parla Beppe Sala:«Ci ho messo la faccia per proteggere il mio team di lavoro e di proposito non ho dato subito i numeri degli ingressi. 
Era tutto previsto, anche le affluenze di questo ultimo periodo. In tutte le esposizioni gli ultimi 2 mesi fanno il 40%-45% degli ingressi.
Lo confesso, quando ho pensato a quali tipologie di biglietti vendere, ho pensato a quando si va a sciare: abbiamo il giornaliero, il biglietto di più giorni, lo stagionale...
Bene, abbiamo venduto più di 60.000 season pass.
L'apertura serale? La "movida" di Expo? In realtà è la movida delle carrozzine e dei passeggini, un sacco di mamme. Pensando all'apertura serale abbiamo pensato che se la gente avesse visto quanto è bello di sera sarebbe tornata di giorno, cosa che è avvenuta.
Vogliamo parlare di numeri? 
Gli hotel hanno fatto +60%.
Le carte di credito nei mesi di luglio-agosto il +30% rispetto agli stessi mesi dell'anno precedente.
Impressionante il dato degli operatori telefonici, con un +160% sul traffico dati.
Bisogna avere la lucidità di guardare le cose nel lungo termine.

Ad esempio: quanto vale per Milano l'articolo del NY Times di Gennaio che dice: il posto dove andare nel 2015 nel mondo? Milano per l'Expo. Pensateci» 

(lo speciale viaggi del NY Times è stato aggiornato a Luglio, e Milano rimane sempre al top, ndr.)

Expo ha visto un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici, i milanesi hanno "scoperto" il passante ferroviario. Cosa ci dice riguardo alla mobilità? Sta cambiando qualcosa?
«Sicuramente Expo come grande piazza metropolitana ci fa capire che che anche zone periferiche possono diventare una "centralità"» ci spiega l'assessore Balducci «Pensiamo a Porta Nuova, Scalo Farini, Bovisa, Expo, Arese, Malpensa; ci troviamo su una direttrice importante di sviluppo, se questa si configura come direttrice di sviuppo delle università e della tecnologia.»

Rimane un rammarico riguardo al tema dell'acqua? 
«Expo è sicuramente un'occasione per stabilire un centro di eccellenza e di competenza sull'acqua, l'idea c'è ancora» dichiara Sala «Milano è una città perfetta, viviamo grazie all'acqua, se siamo ricchi è perchè gli antichi sono arrivati qui su questo territorio che era un territorio paludoso e hanno avuto la capacità di gestire l'acqua come nessun altro. Realizzando una rete di canali artificiali, navigli...
La partita è ancora aperta.
L'acqua è elemento storico per Milano e può essere elemento del futuro. E in un futuro perchè no una riapertura dei navigli a Milano?»
«E' in corso uno studio per la riapertura navigli» conferma Balducci « E' un investimento importante. Le zone interessate potrebbero essere inizialmente la zona Fulvio Testi o la zona più centrale di Conca dell'Incoronata. 
Anche la situazione delle zone agricole di Milano è cambiata molto negli ultimi 10 anni. 
Inizialmente in realtà erano zone in degrado in attesa di edificazione; adesso sono stati rifatti i contratti agricoli in modo da dare piu tempo per sistemare gli investimenti, includendo le cascine.
Sono stati realizzati dei mercati agricoli.
Inoltre abbiamo 100 ettari non ancora assegnati (ex Ligresti). Per il 50% di questi terreni verrà emesso un bando per giovani agricoltori di prossimità.
E' stato stipulato inoltre un accordo con Esselunga per la vendita di prodotti di agricoltura milanese»

Conclude infine il confronto il messaggio positivo del rettore  Azzone: «Sono ottimista, lavorando con i giovani. Milano ha una serie di elementi che ci fanno scommettere positivamente sul futuro. Può essere il pezzo di Paese che fa risalire il resto, deve fare da traino e collettore di sviluppo per l'Italia.
Milano ha tante anime, la sfida è far si che convergano su un fine comune.»

Nessun commento:

Posta un commento